Gay & Bisex
IL GIARDINIERE (Seconda parte)
di jeepster
14.11.2024 |
10.948 |
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"Nella stanza, che funge anche da sala da pranzo c’è un piccolo tavolo già apparecchiato per due..."
Alessio, il papà di Carlo, è tornato da poco a casa, dopo una giornata di lavoro nel suo studio di architetto. Appena ha finito di fare la doccia, indossa il suo accappatoio ma socchiude la porta del bagno e chiama suo figlio che si trova nella stanza accanto.«Carlo!»
«Sì papà, cosa c’è?»
«Come mai hai cambiato il mio accappatoio? L’avevo messo pulito stamattina, l’hai usato tu?»
«No papà, poi ti racconto»
Dopo un po’ Alessio va nella cameretta di Carlo: «Allora?... cosa è successo con l’accappatoio?»
Il ragazzo racconta più o meno fedelmente quanto è accaduto quella mattina, omettendo ovviamente tutta la parte erotica.
«Dunque hai smesso di portarti in casa gattini bagnati e intirizziti trovati per strada e ora sei passato agli sconosciuti che passano di qua?» domanda ironicamente il padre.
«Ma papà, ho assistito per caso a quella scena, l’ho visto così malconcio; mi è venuto spontaneo di aiutarlo»
«Ecco, è esattamente la giustificazione che davi a tua madre quando le portavi in casa qualche gattino e lei andava fuori di testa. Le dicevi sempre: “l’ho visto così malconcio; mi è venuto spontaneo di aiutarlo”… ma ti confesso che un po’ ci godevo nel vederla andare su tutte le furie e così ti difendevo sempre, allora lei s’incazzava ancor di più».
Ad Alessio viene da ridere ma poi riprende subito: «Però adesso non vorrei che prima o poi ti porti a casa un serial killer»
«Se l’avessi conosciuto non parleresti in questo modo, anzi, se vuoi, una sera lo invitiamo a cena e così lo conosci anche tu, magari potresti affidare a lui la cura del nostro giardino»
«Frena figliolo, sei già partito per la tangente… ma quindi siete rimasti in contatto, è così?»
«Ma no, è che lui lavora da queste parti e potrebbe capitare di rivederlo… e comunque dovrà tornare per riportare l’ombrello che gli ho prestato, ma ha detto che se non trova nessuno lo lascia accanto al portone d’ingresso»
«Va bene, ma adesso vado a vestirmi e poi prepariamo la cena»
«Okay pa’»
Mentre padre e figlio stanno cenando, Carlo decide di raccontare al padre la scusa per non rientrare a casa il prossimo sabato notte: «Senti pa’, ti volevo dire che sabato prossimo resterò a dormire fuori»
«Ah, e come mai?»
«C’è Tiziano, quel mio amico d’università che abita a Cerveteri e suona in un gruppo. Per sabato sera ha organizzato un concerto in un locale del paese e ha chiesto a me e ad altri due amici se andiamo a sentirlo. Siamo io, Lorenzo e Dario con la sua macchina, ma per evitare di tornare a tarda notte, visto che saremo piuttosto stanchi e sconvolti, Tiziano ci ha offerto di dormire a casa sua, è un appartamento grande e può ospitarci tranquillamente»
«La trovo una cosa sensata, soprattutto la parte che non prevede il rientro in nottata. Lo so come vanno le cose in questi casi: voi vi ubriacate, vi sballate e poi quando vi mettete in macchina diventate un pericolo per voi stessi e per gli altri… Quando tornate?»
«Domenica in tarda mattinata, credo»
«Va bene, ma mi raccomando, non fate cazzate! E soprattutto che non vi salti in mente di rientrare dopo il concerto, intesi?»
«Sì, certo, stai tranquillo»
Carlo non può fare a meno di complimentarsi con sé stesso per come è riuscito ad inventare una scusa così perfetta, e non vede l’ora di comunicarlo a Giulio.
Finito di cenare, se ne va in camera sua e gli manda subito un messaggio: “Ho inventato una scusa perfetta, mio padre l’ha bevuta subito, per sabato è sicuro”.
“Fantastico! Domani passo e mi dici meglio” risponde Giulio dopo un po’.
L’indomani. mentre Carlo è tutto immerso nello studio, sente suonare il campanello e immaginando si tratti dell’amico giardiniere si fionda subito al piano terra.
Apre ed è proprio lui: «Ciao, non ho molto tempo, ti ho riportato l’ombrello»
«Dai entra un attimo, ti racconto»
«Meglio di no, se entro un attimo, finisce che non me ne vado più, è da ieri che non faccio che pensare a te… a noi, a quel che abbiamo fatto»
«Va bene allora, gli ho detto che vado a un concerto a Cerveteri con degli amici e ci ospitano per la notte, perciò torniamo domenica mattina»
«Benissimo. Poi ci sentiamo, ora devo proprio scappare»
Il giorno seguente si mettono d’accordo per la cena di sabato alle otto.
Alle 20 in punto Carlo si trova davanti al portone di una palazzina a tre piani; suona il campanello di Giulio, che gli dice di salire al terzo piano.
Dopo aver chiuso la porta dietro di lui, Giulio lo abbraccia forte mentre si danno un lungo bacio, finché si stacca e dice: «La cena è quasi pronta, dammi il tuo giubbotto, te lo appendo, tu accomodati che arrivo subito».
Si siede sul divano del salottino e si guarda intorno. Nella stanza, che funge anche da sala da pranzo c’è un piccolo tavolo già apparecchiato per due. L’appartamento dell’uomo non è niente di particolare ma è pulito e accogliente, perciò Carlo si sente subito a suo agio. “Questa è la sua tana: comoda e confortevole” pensa. Dopo qualche minuto Giulio esce dalla cucina con in mano un’insalatiera: «La cena è pronta! – esclama – non aspettarti chissà che, non sono un gran cuoco».
Mentre Carlo si siede a tavola, l’altro si ferma e fa: «Azz… Mi rendo conto adesso che non abbiamo ancora parlato dei nostri gusti gastronomici. Ho preparato una carbonara e delle scaloppine e insalata per contorno, spero che vada bene. Hai qualche intolleranza o sei vegano, per caso?»
«No, tranquillo, va tutto benissimo, e sono sicuro che mi piacerà» risponde il ragazzo.
Hanno quasi finito di cenare quando squilla il cellulare di Giulio: «È mia sorella, che vuole?... Pronto Anna… – il giardiniere si fa subito scuro in viso – calmati, ripetimi, non ho capito niente… cosa? Ma come… vabbè, cerca di restare calma, qual è l’ospedale?... vengo subito, tra un quarto d’ora sono lì». Giulio guarda Carlo con un’espressione preoccupata sul volto, poi con tono sconsolato dice: «Mia sorella e suo marito hanno avuto un incidente mentre stavano andando a cena da una coppia di amici fuori città; un pazzo gli è andato addosso; lei non si è fatta quasi niente ma suo marito è stato ricoverato e ancora non gli hanno fatto sapere nulla. Piangeva, ha detto che stava impazzendo, non sapeva chi altro chiamare. Mi dispiace, ma devo andare subito da lei»
«Ma certo, non dispiacerti per me, comprendo benissimo»
«Tu se vuoi puoi restare qua, ma non so quando potrò tornare»
«Sì, è meglio se resto qua, sennò devo inventarmi un’altra scusa con mio padre»
«Bene, io scappo».
Prima di uscire si avvicina a Carlo, lo abbraccia forte e lo bacia.
Quindi il ragazzo sparecchia la tavola, lava piatti, pentole e stoviglie, mette un po’ d’ordine in cucina, e poi se ne va nella camera da letto. Per un po’ se ne sta sdraiato ancora vestito a pensare: è forte il rammarico per la piega che ha preso la serata; si aspettava ben altro, ma non mancherà occasione per rifarsi. Anche stasera ha provato una sensazione di grande vicinanza con Giulio e questo lo fa ben sperare in una assidua frequentazione futura.
Quando sente che sta per venirgli sonno, si spoglia e s’infila sotto le coperte e dopo poco si addormenta.
Sono le sei e mezza del mattino quando si risveglia, ma Giulio non è ancora tornato. Prende il suo telefonino per vedere se ha mandato qualche messaggio e infatti ne trova uno, inviato alle tre, che dice: “Mio cognato dev’essere operato d’urgenza, non è in pericolo di vita, ma dobbiamo aspettare la fine dell’operazione e che lo portino al reparto. Cercherò di tornare prima possibile. Tu, se vuoi, vai pure a casa. Un bacio e a dopo”.
Carlo si veste e va in cucina in cerca di qualcosa per fare colazione. Mentre sta guardando nel frigorifero per vedere se c’è del latte, sente aprire la porta dell’appartamento: è Giulio. Va subito da lui e lo abbraccia, questi risponde baciandolo con passione.
«Sono distrutto e sto cascando dal sonno – dice interrompendo il bacio – alla fine si può dire che mio cognato l’ha scampata bella, ora è tutto sotto controllo, tra non molto si riprenderà completamente, almeno così ha detto il medico… io, per riprendermi, ho bisogno di farmi subito una lunga dormita, tu che fai?»
«Ero in cucina a vedere se trovavo qualcosa per fare colazione, poi torno a casa. Mio padre sicuramente dorme ancora e cercherò di non farmi sentire, poi mi chiudo in camera e ne uscirò appena lui andrà a fare la sua consueta corsetta domenicale. Gli farò credere di esser tornato mentre lui era fuori»
«Perfetto! Io vado subito a stendermi, tu fai pure. Nella credenza ci sono dei cornetti e in frigo del succo d’arancia»
«Va benissimo, allora buon riposo»
«Dopo ti chiamo»
«Okay, a dopo»
Carlo torna a piedi verso casa, appena arriva davanti al suo portone guarda il telefonino: sono le sette e venti, suo padre di sicuro starà ancora dormendo.
Facendo attenzione a non fare il benché minimo rumore, entra in casa e sale direttamente al primo piano. All’inizio del corridoio si blocca poiché vede un chiarore provenire dalla camera del papà: “Cazzo! Ma è già sveglio? – pensa – oppure si è semplicemente addormentato con l’abat-jour accesa e la porta aperta?”. Tende l’orecchio per sentire se arriva qualche rumore dalla camera, invece gli sembra di percepire una specie di borbottio.
“Mi sa che è papà che parla nel sonno” conclude. A questo punto si fa coraggio e avanza con estrema circospezione per raggiungere la sua cameretta adiacente a quella del genitore, ma appena arriva davanti alla sua porta, riesce a sentire chiaramente due voci che parlottano tra di loro, perciò si domanda stupito: “Vuoi vedere che, approfittando dell’assenza di suo figlio, ha deciso di portarsi a letto qualche sua conquista?... devo capire di più”.
Avanza ancora un po’, finché può riuscire a sbirciare dentro, pur rimanendo piuttosto al buio. La scena che gli si presenta davanti però, va molto al di là di quanto avrebbe mai potuto immaginare: i due hanno smesso di parlare; Alessio è inginocchiato e sta chino con la testa in mezzo alle gambe di un uomo, il quale emette dei piccoli gemiti per via del piacere che gli provoca il pompino che sta ricevendo. Carlo è scioccato, si sente quasi mancare, ma si attacca allo stipite della porta e continua a guardare. Dopo un po’ suo padre si stacca e dice all’altro: «Adesso girati, voglio leccarti per bene il buchetto, così quando ti entro dentro, non sentirai alcun dolore ma solo piacere»
L’altro si gira e quindi Alessio comincia a passargli la lingua tra le natiche, che con le mani tiene ben aperte; quando si sofferma sull’ano, i mugolii del partner si fanno più evidenti. Ogni tanto prova a forzare l’apertura con un dito e allora l’altro geme debolmente.
«Ci siamo! » esclama Alessio dopo un po’, tirandosi su, quindi si sputa su una mano e si spalma la saliva sul membro lungo e teso. Quando vede il padre fare quella operazione, Carlo prova un forte turbamento; oltre ad essere la prima volta che vede il papà completamente nudo, è anche la prima volta che gli vede l’uccello, e per di più pienamente eretto.
Alessio afferra l’altro ai fianchi e lo tira a sé, inizia a strofinare il suo cazzo nel solco delle sue chiappe, poi quando trova la posizione giusta, con un colpo di reni glielo infila tutto dentro e inizia a ritrarsi e a riaffondare, dapprima lentamente, poi con più velocità. Il suo partner non fa che gemere e mugolare per il piacere e ad ogni spinta in avanti pronuncia una specie di accorato “Sììì”. Finché per Alessio arriva il momento di svuotarsi completamente e dopo aver accelerato il ritmo delle sue spinte, riempie di calda sborra il retto dell’amico, emettendo un grugnito animalesco quando si accascia sulla sua schiena. Resta così per circa un minuto, poi si sfila dall’ano dell’altro e si stende supino sul letto. Allora il suo partner si alza e si piazza in piedi con le gambe divaricate all’altezza dei fianchi di Alessio. A quel punto, Carlo riesce a vedere bene quell’uomo e nota che dev’essere molto più giovane di suo padre: “Non avrà più di trent’anni” pensa.
L’uomo comincia a masturbarsi e quando mormorando dice “Vengo!”, Alessio scatta a sedere per ricevere in bocca e sul viso i copiosi schizzi di sperma del giovane.
Per Carlo è davvero troppo, gli sembra quasi che stia per vomitare e allora se ne va lesto in camera sua, sempre facendo attenzione a non farsi sentire.
Appena dentro sente l’urgenza di spogliarsi completamente, come se volesse togliersi di dosso quella sensazione di schifo che gli hanno provocato le scene a cui ha assistito, ma dopo che si è tolto tutto si rende conto anche di essere eccitatissimo, si tocca il cazzo e lo sente durissimo, come non mai. Si butta sul letto e comincia a masturbarsi furiosamente, ripensando proprio alle stesse scene di prima e raggiunge l’orgasmo giusto nel momento in cui si concentra in particolare sull’immagine del cazzo lungo e dritto di suo padre.
Sussulta e ansima, infine rimane immobile come stremato e perso in un’altra dimensione.
Quando sente il rumore dei passi nel corridoio e l’acqua scorrere al bagno, ritorna in sé; si accorge di avere il suo petto e l’addome impiastricciati di sperma e in quel momento pensa: “Mi sono appena fatto la sega più grandiosa della mia vita”.
(CONTINUA…)
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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